Desideri

Ri- conoscere

Quanto tempo ci vuole
Prima che riusciamo a riconoscerci.
Quante volte ti dovrò guardare ancora
Prima che mi sia familiare ogni singolo tratto,
Prima che mi basti un mezzo profilo coperto per dire
“Sei tu”.

Abbiamo parlato una notte,
Ti sei coperto il viso,
Non ti ho guardato per un tratto di strada
E non mi ricordavo niente della tua faccia.
Ho pensato:”Se non ti riconosco gli occhi…”

Quanto tempo ci vuole
per riconoscersi gli occhi
Quanto tempo ci ho messo
prima di abituarmi al tuo ghiaccio
Quanto ci ho messo
per sentirmi a casa nel tuo sguardo
Quanto

Adesso il naso non mi stona nella faccia
Riconosco i dettagli da soli
Sono dei fatti nella mia memoria
Con le mani li ho scolpiti nella mia memoria
E adesso il tuo naso
Lo riconoscerei anche fosse da solo,
Un naso senza una faccia.
Le ossa del cranio, quegli zigomi sporgenti
Mi sono chiari
Familiari spuntoni di ossa, roccia
Dalla tua faccia bianca – a una faccia scura di terra
Non sono più abituata: era il colore del mio amore di una volta,
Il colore di una faccia di legno o d’argilla.
Adesso il mio amore ha la faccia di marmo
E tu, creatura di legno o d’argilla,
Non mi appartieni perché non ti riconosco
E non ti appartengo perché non ti riconosco
E mi bastano 5 minuti per dimenticarmi della tua faccia.

È capitato che camminassimo soli sotto la luna
Eppure non ho desiderato di baciarti
Perché la bocca-
Ne conosco una di bocca
La sua bocca. E bene.
Ma questa, alla vista, la confonderei con mille altre bocche
A occhio nudo, una bocca è una bocca
Belle tutte o quasi
Buone tutte o quasi tutte da baciare
Ecco.
La bocca bianca del mio amore di marmo
La conosce la mia bocca
E da sempre
Come non potessero esistere altri incastri
O potessero, esistono, sono esistiti,
Ma nessuna bocca conosce la mia
Dallo stesso tempo enorme, dagli stessi secoli
Da cui la mia bocca e la sua bocca in quella faccia di marmo
Si riconoscono e subito si sono riconosciute
Come se al tempo degli Egizi
Fossero state scolpite insieme
Dalla stessa sabbia.

Perché, di fatto, le bocche sono sempre calde
– bocca di sabbia su marmo.

Poesia

Presagio

“Il presagio inchina già la fronte

All’annuncio” E. Morante

Caldo.
A forza mi tiro dentro le tue costole
Voglio passare gli strati di pelle
Di nervi
Di muscoli
Ed entrarti dentro
Diretta negli organi.

Sento il tuo corpo
La tua carne viva
Risponde
A questo oggetto freddo disperato
Che è la mia bocca
Che sono i miei occhi.
Braccia pazze
Nel tentativo estremo
Stringono più forte che possono
Aggrappandosi a tutte le sporgenze
Ossa-appigli
Le tue scapole sono maniglie per le mie dita ferite
Che scivolano lungo la schiena liscia
Immensa Come parete di sabbia.

Sento la tua mano che mi afferra e mi guida
Tutta intera
Mi conduce alla porta
Per ritornare.

Si parlano le nostre carni impazzite
No, la mia sola
È senza controllo
Come l’animale in gabbia che non sa dove fuggire
E scalcia e sgroppa e incorna
Io
Mi aggrappo con tutte le mie ultime forze
A te.

Sento che stai riempiendo
Col tuo corpo di ossa affilate
Un abisso che ho nel petto
Che il mio corpo è scavato da una forma
Che è la forma del tuo corpo e che senza te
Io sono un guscio semi vuoto.
Assetata (alla morte)
Disidratata di te
Mi ingozzo
Ti trangugio
Senza pause senza fiato ti divoro
E non ne ho abbastanza.

Sei bello come una statua.
Intagliato nel legno il tuo viso.