Poesia

Silenzi

Vorrei piangere tra le tue braccia
perché abbiamo dentro gli stessi mali
e non possiamo guarirci.

Si spalanca dentro di noi
lo stesso abisso
e non possiamo guarirci.

Non si guarisce la solitudine
se non quando, lucidamente,
non superiamo l’Uno
nella carne che scivola.

Ma c’è più di questo:
c’è che riconosco in te
un dolore
e una lotta eterna.
Un coraggio
e una forza
indicibile.

In te e in me riconosco
la stessa immedicabile nostalgia.

Alfabeto

V.

Sei un crepaccio

una ferita.

C’è pudore in quello che scrivo

non in ciò che vedo, penso

riconosco nel tuo dolore.

Resta l’immagine della grotta di cristalli

risonanti al minimo eco.

In più, oggi,

questa grotta è sul fondo di un abisso

di un crepaccio stretto

di una cicatrice lunga.

 

In questo, che scrivo,

i miei occhi sono pieni di bellezza

per quello che ho visto

per quello che vedo.