È come se, dentro ognuno di noi, ci fosse un tavolo.
Quando siamo innamorati, allora il tavolo è apparecchiato per due e tutto è pronto e bello e in ordine. Si cena anche, in due: il nostro ospite siede di fronte a noi, cena dopo cena.
Quando finisce una storia d’amore, il tavolo resta apparecchiato, ma la tovaglia è macchiata, i piatti sono sporchi, il bicchiere mezzo vuoto e briciole dappertutto. Per quanto si provi a invitare persone a cena, nessuno riesce ad accomodarsi e si finisce per cenali soli. Si è tristi perché si continua a vedere il fantasma del l’ospite ma non si ha la forza di sparecchiare tutto quanto.
Dopo un po’ di tempo -e ci vuole tanta pazienza- si trova la forza di liberare il tavolo. Sì, le cene restano solitarie, ma almeno si sta bene: tra sé e sé non è poi così male.
E alla fine arriva la magia.
All’improvviso, e non si sa mai bene come, tra un boccone e l’altro si alza lo sguardo e ci si accorge che il tavolo è di nuovo apparecchiato per due.
E l’altro posto è libero.