Mi sembra di appartenere di più
ai banconi dei bar delle città
di più ai vagoni dei treni
che alle case
che alle cose
che restano ferme.
Piccole gioie
Fizzy
Quando nel cuore si hanno quelle bollicine, quel pizzicorio….
Allora davvero tutto è più bello. Più dolce. Più rosa.
L’avevo dimenticato.
E il bisogno inspiegabile impellente
di dire di scrivere di ridere di strillare:
“Ehi, ti penso! Ehi, mi piaci! Ehi, voglio starti sempre appiccicata, sempre vicina alla tua pelle, sempre appesa alle tue braccia, sempre affogata nell’odore del tuo collo”
è come quella cosa vergognosa dei bambini
che continuano a guardare lo stesso cartone animato
anche se la strega gli fa tappare gli occhi dalla paura.
…
forse proprio per la strega…
Quello che succede dentro
È come se, dentro ognuno di noi, ci fosse un tavolo.
Quando siamo innamorati, allora il tavolo è apparecchiato per due e tutto è pronto e bello e in ordine. Si cena anche, in due: il nostro ospite siede di fronte a noi, cena dopo cena.
Quando finisce una storia d’amore, il tavolo resta apparecchiato, ma la tovaglia è macchiata, i piatti sono sporchi, il bicchiere mezzo vuoto e briciole dappertutto. Per quanto si provi a invitare persone a cena, nessuno riesce ad accomodarsi e si finisce per cenali soli. Si è tristi perché si continua a vedere il fantasma del l’ospite ma non si ha la forza di sparecchiare tutto quanto.
Dopo un po’ di tempo -e ci vuole tanta pazienza- si trova la forza di liberare il tavolo. Sì, le cene restano solitarie, ma almeno si sta bene: tra sé e sé non è poi così male.
E alla fine arriva la magia.
All’improvviso, e non si sa mai bene come, tra un boccone e l’altro si alza lo sguardo e ci si accorge che il tavolo è di nuovo apparecchiato per due.
E l’altro posto è libero.