Segreti

Timidezza mia

guscio taratruga

a pancia all’aria mollezza vergognosa

offro dono di ridicola indifesa

ferita aperta mostrare la gola

implorando lo squarcio

Nutro attese

ponti levatoi di gambi di ciliegia

Graffio sui muri gatto impazzato

che nessuno sotto mi afferri

Più tempo

per aprire le finestre

Segreti

Fuga estiva.

Ho la testa piena di presente

satura delle persone

fatico a trovare uno spiraglio d’aria

per ritrovarmi altrove

mi rifugio tra le erbacce con gli insetti

La luce

e queste case vecchie

– davvero non so come –

mi ricordano Parigi.

 

Ho freddo

il silenzio mi coccola

sono felice di essere qua, le voci mi chiamano

– si può stare ancora un attimo in disparte?

La magia di certe cose che si creano

sono felice

e viva

per questo c’ho la pancia in subbuglio

per certe cose strane belle

umane

di innamoramenti-

perchè è così doloroso, un Innamoramento ?

Perché  è profondo e slegato dal mondo quotidiano

c’è sempre un po’ di dolore nelle cose belle e nuove

ci si porta dentro le differenze col “prima”.

Ah, questo maledetto “prima” che incatena la memoria e la gioia della scoperta difficile di quello che ancora non si sa, di quello che credevi di sapere e non sai, di quello che sai

e di come è scoprire che la vecchia grammatica, le vecchie regole che una volta – prima – erano tutto e oggi non valgono più…

 

 

Tuona.

Vado

Torno in casa.

 

[Non c’è ombra di silenzio immedicabile
Ma sempre immedicabile resta
un Amore.]

Segreti

Linea 61

Quando una città diventa la tua città
Cominci ad averci dei ricordi sparsi

Non solo sai orientarti per le vie
E non solo secondo le fermate della metro

Ma persino se passi in qualche posto
Pensi “ah, qui è successo…”

Quando una città diventa tua
È piena di fantasmi
E negli angoli
Ci rivedi delle persone
Che magari non sono più nella tua vita
E quando ci passi magari piangi un po’
E ne parli con chi è con te
Per mantenere vivo il ricordo, quella persona
E anche per testimoniare che tu lì,proprio lì su quella mattonella
Ci hai vissuto
Ci sei passato

E così ogni volta che vedo quella fermata
Penso che lì proprio lì ci sono stata solo alla mattina presto
È la fermata dei miei ritorni a casa dopo certe lunghe notti
E quella fermata lì
La conosco solo alla mattina, stanca, insonne
Ed ha un valore immenso quell’angolo di strada
Che racchiude un segreto solo per me.

Segreti

Sei invidiosa come la merda

Helena F. Vantigli
È una bambina. Una bambina delle mie vacanze al mare, quella che è arrivata, un giorno normale tra quei giorni tutti speciali, e si è messa a guardarci, con quei suoi occhi enormi e un sorriso da insetto.
Era una di quelle bambine piccine e ossute che piacciono a tutti perché sono vere. Non come me che ero una di quelle bambine brave e belle che sognano di avere i capelli lunghi fino ai piedi e si immaginano a 18 anni a entrare nei bar e a farsi offrire le brioche alla crema ( “Mai vero” direbbe la Giulia. Ho capito poi di non avere quel tipo di bellezza per cui ti offrono da bere alle serate, quanto piuttosto quella per cui se urti un signore in metropolitana ti senti dire “Signorina, se fosse successo 40 anni fa!”).
Era una bambina vera, di quelle che si fanno male mentre giocano, che corrono in bici fino a non avere più fiato. Di quelle bambine che hanno qualcosa di selvatico, troppo sfuggente per starmi simpatica: non voleva essere mia amica. Per questo ho detto che aveva un sorriso da insetto. Avrei detto anche gli occhi da insetto, ma sarebbe stata una bugia. Ho pensato occhi da gatto, ma sarebbe stato troppo lusinghiero.
Helena – Lena, per tutti noi altri bambini- aveva un orribile neo sulla pancia, i capelli liscissimi come spaghetti di soia e una sera – una sera di festa di mare tra i muretti bianchi e i pini- se ne sparì.
Io me ne ero accorta un bel pezzo prima degli altri, ma non avevo detto niente. Ero contenta che non fosse lì con noi, che con quella sua bocca gigante non disturbasse i miei giochi. (“Sei invidiosa come la merda” direbbe la Giulia). Io non volevo cercare Lena, e che nessuno la cercasse.
Comunque non poteva mica essere lontano o chissà cosa. Nessuno di noi se ne sarebbe mai andato da solo oltre le luci delle case. Io di certo non lo avrei fatto.
Ma la Lena, con quelle gambette stecche e la sua mountain bike rossa, con quella sua aria da avventuriera boh, lei forse sarebbe andata.

 

 

 

Segreti

Frattura

Lo ammetto: non so che cosa sia l’Amore
Non so che cosa sia la Morte.
Una volta, ero certa di conoscere entrambi:
Il terrore della perdita
La devozione totale
L’ottuso desiderio di volerti appartenere
Interamente.

Poi la brocca si è frantumata
E adesso niente mi pare più Intero
L’Assoluto è andato perduto
Nelle approssimazioni degli Atti
Che sfuggono al mio controllo
Ligio integerrimo
Ridicolo sbiadito

Non mi sono ritrovata nel riflesso dello specchio
Per un’interminabile settimana
Ho incrociato lo sguardo di un’estranea lavandomi i denti la mattina
Poi, semplicemente,
Ho smesso di guardare.

Segreti

Luce

“O dirsi tutto, o non dire niente.”

 

E trabocca come una cascata da un vaso

una luce segreta

che riempie l’aria

e non si respira più come sulla terra

ma tutto ha un’altra dimensione

un altro peso

una densità gelatinosa

di fango

ma bello

di argilla

trasparente

traslucida

di corde tese

sulla distanza

un ponte

su un abisso

di vigliaccheria.

Segreti

Mattino

Il Nuovo ha l’odore del mare in inverno
colora di grigio il mattino
non splende
ma incombe.

L’arrivo del Nuovo pizzica al naso
quando ad annunciarlo sono piccole stranezze;

Più spesso
Sconquassa la vita
Come musica nuova ti spacca le orecchie
Scioglie le viscere
Ti annega.

Segreti

Il cassetto

Ho un cassetto pieno di cose segrete.

Piccoli tesori per chiunque altro insignificanti

Che nascondono storie incredibili di amori e sotterfugi e di sguardi pericolosi e di baci che non si sarebbero dovuti dare e parole che sarebbe meglio non ripetere e di traguardi e di scoperte e di battaglie  e di lacrime…

Nel mio cassetto c’è una castagna, così il mio cuore non prende il raffreddore.

Nel mio cassetto c’è un bracciale con un sole, così il mio cuore resta illuminato.

Nel mio cassetto ci sono due cucalle e un ciondolino arrugginito così mi ricordo che il tempo passa e arriva l’inverno ma a certe cose non si rinuncia.

Nel mio cassetto ci sono anche quelli che io chiamo “trofei di guerra”: souvenirs di conquiste lampo corse via al dodicesimo rintocco che non hanno lasciato dietro di sé che scarpette di cristallo. E dato che non sono un Principe Azzurro, quei tesoretti me li sono tenuti e, anzi, li custodisco con grande soddisfazione:

Una collana di legnetti verdi, un paio di guanti bucati, delle stringhe, un fiore rosa, un cappello nero….

 

Nel mio cassetto c’è una pietra azzurra per i sogni, una rosa per l’amore è una verde per dare voce al cuore.

Il mio cassetto è pieno di pennarelli colorati.